Il quotidiano Repubblica di oggi (domenica 24 giugno 2018) pubblica una intervista a Mark Lynas, noto divulgatore inglese, che si conquistò temporaneamente (!) la mia simpatia per aver tirato una torta in faccia a Bjørn Lomborg, autore del notissimo e criticatissimo libro L’ambientalista scettico.
Lynas ha investito gran parte della propria attività editoriale per criticare aspramente gli OGM, tanto che l’intervista giustamente ricorda che Lynas:
fu uno dei pionieri nella battaglia contro gli OGM, sia come attivista nella comunicazione, sia nel partecipare a veri e propri blitz e manifestazioni militanti: invasioni di campi agricoli per distruggere sementi ogm perfino un tentativo (fallito) di rubare il primo animale clonato, la pecora Dolly
Dopo una lunga carriera come attivista anti-OGM, oggi lo scrittore inglese (autore del libro in uscita Seeds of Science) inizia la sua intervista dicendo “la campagna anti-ogm l’abbiamo stravinta. Purtroppo era sbagliata. (…) Se crediamo agli scienziati sul clima, non possiamo ignorarli solo perché una leggenda salutistica ci ha sedotti”.
Il cambiamento è decisamente notevole, ma a quanto pare il ruolo di visiting fellow presso il Cornell University’s Office of International Programs presso il College of Agriculture and Life Sciences deve averlo indotto a leggere (forse per la prima volta?) e valutare con maggiore attenzione i dati pubblicati in letteratura scientifica e a rivedere la propria posizione. In realtà la metamorfosi di Lynas arriva in Italia solo oggi, ma era stata oggetto di discussione in diversi quotidiani stranieri già da diversi anni (come ad esempio The Guardian), ma è interessante perché Lynas invita i lettori a valutare i dati e non i pregiudizi perché “molti ambientalisti sono pronti ad ignorare la scienza se contraddice i loro pregiudizi”.
La campagna anti-OGM ha privato il mondo di una innovazione cruciale che migliora la qualità della vita. (…) Ho visto di persona in Bangladesh i benefici per i contadini che in passato spruzzavano i propri raccolti con prodotti chimici fino a 100 volte per ogni stagione.
Come è avvenuto questo cambiamento? Potete sentirlo direttamente da lui in questa Oxford Lecture on Farming:
A quanto pare, partendo dallo scetticismo verso i cambiamenti climatici manifestato da molti cittadini e politici a dispetto dei dati prodotti dalla scienza, Lynas ha riconsiderato come la scienza in genere viene percepita e “usata” giungendo alla conclusione che la sua avversione per gli OGM era frutto di pregiudizi più che di reale conoscenza dei dati.
Sono certo che in Italia molti avranno saltato questa intervista o avranno accusato Lynas di essersi venduto alle multinazionali, dato che questa è la dinamica ancora presente nel nostro paese. L’intervista al giornalista inglese mi ha ricordato il modo in cui è stata accolta nei mesi scorsi la pubblicazione coordinata da Laura Ercoli, docente di Agronomia e Coltivazioni Erbacee all’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna, sulla prestigiosa rivista scientifica Scientific Reports che mostrava (per l’ennesima volta!!!) che le coltivazioni di mais ogm non fanno male alla salute di uomini e animali e non sono dannose per l’ambiente e, anzi, sono più produttive, meno vulnerabili a insetti dannosi e meno tossiche. L’Osservatore Romano rispondeva infatti a questi dati con un articolo di Carlo Triarico, vicepresidente di Federbio, pubblicato a febbraio e secondo il quale le «restrizioni economiche» con le quali devono fare i conti le università italiane, «non devono mettere la nostra ricerca nelle condizioni di ingraziarsi gruppi di interesse per sopravvivere», meritandosi una immediata denuncia per diffamazione da parte della Scuola Sant’Anna.
Parlando del futuro della teoria dell’evoluzione, Darwin scriveva amareggiato all’amico Thomas Henry Huxley: «Sarà una lunga battaglia, anche dopo che saremo morti e sepolti… grande è il potere del fraintendimento». Purtroppo per noi, questo vale per tutti gli ambiti della ricerca scientifica… ancora oggi.
In conclusione è interessante analizzare le immagini usate nell’articolo perché l’immagine che vedete sul sito di Repubblica proviene da Shutter stock con la descrizione “profesional in uniform goggles,mask and gloves examining corn cob on field”, mentre quella usata sull’edizione cartacea è la prima sottostante. A fine pagina trovate quella che pare essere la fonte, peccato che il libro non faccia riferimento ad OGM e insetticidi (come recita invece la didascalia), ma a patologie varie tra cui anche patogeni del mais (qui il link all’indice del libro)… a quanto pare su Repubblica qualche pregiudizio sugli OGM permane immutato!
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