Un passato da ambientalista, il futuro per rimediare: alcuni spunti dalla lettura di “Seeds of Science” di Mark Lynas

Il dibattito sugli OGM è oggi più che mai attuale alla luce delle enormi potenzialità delle nuove metodiche di editing del genoma (qui una recente analisi pubblicata dalla rivista National Geographic). E’ quindi interessante capire come queste innovazioni tecnologiche saranno percepite e valutate per provare a verificare quali future applicazioni saranno ritenute lecite. Ad essere in discussione è, inoltre, lo spazio che gli scienziati possono avere nell’aiutare i cittadini a farsi una idea sulle ricadute di queste metodiche e nell’impostare la discussione sui dati e sul metodo scientifico più che su altri aspetti.

Tra i diversi libri che in modo diverso affrontano questi aspetti, ho trovato sorprendentemente interessante il libro “Seeds of Science” scritto da Mark Lynas, noto divulgatore inglese e autore di numerosi libri best seller sui cambiamenti climatici (tra cui “Sei gradi. La sconvolgente verità sul riscaldamento globale”).

Il libro illustra il percorso di Lynas da attivista contrario all’ingegneria genetica (e aspirante rapitore della pecora Dolly!) a sostenitore degli OGM e dedica ampio spazio al modo in cui si è sviluppata la discussione sugli OGM negli ultimi trent’anni. Il passaggio chiave nel percorso descritto da Lynas può essere riassunto da quanto l’autore scrive nel secondo capitolo How I changed my mind: “La mia decisione di essere più cauto è stata influenzata da una esperienza spiacevole. Io avevo preso parte, assieme ad altri attivisti, ad una battaglia contro l’utilizzo dell’energia nucleare. Nel 2005, scrivendo un articolo occasionale per la rivista New Statement (…) mi chiesi se gli impianti nucleari, non dipendendo da fonti di tipo petrolifero per funzionare, dovessero essere mantenute attive o realmente sostituite. In risposta sono stato immediatamente descritto come un <venduto> e sostenitore dell’industria. Mi resi conto che la mia reputazione con gli amici ambientalisti era diminuita a seguito di questa divergenza sul nucleare e così decisi (egoisticamente devo ammetterlo) di evitare di fare altro per arrecare ulteriori danni alla mia immagine. (…) Tuttavia, circa dopo un anno, ricevetti un libro scritto da Stewart Brand, un veterano dell’ambientalismo. (…) Il capitolo 5, intitolato <Geni verdi>, iniziava con una frase disarmante: <Devo ammettere che il movimento ambientalista ha creato più allarme opponendosi all’ingegneria genetica di quanto sia accaduto con altre posizioni su cui eravamo in errore>. (…) Decisi quindi di essere onesto sui paradossi sia dell’energia nucleare che degli OGM, scrivendo in un articolo sulla rivista New Statesman il 28 gennaio 2010: <Sebbene per anni io abbia creduto nella causa anti-nucleare, non sono mai stato un attivista di tale campagna. L’ingegneria genetica invece è qualche cosa contro cui ho speso molti anni della mia vita, ma una analisi dei rischi e dei benefici basata su dati scientifici suggerisce che ero in errore. Non ci sono, ad esempio, evidenze che cibi derivanti da piante OGM siano pericolosi. Non possiamo criticare gli scettici del cambiamento climatico globale per il loro negare il consenso sui dati quando ignoriamo che lo stesso consenso esiste sia sulla sicurezza che sui benefici dell’energia nucleare e dell’ingegneria genetica>”.

L’aspetto che più colpisce è che Lynas scopra l’importanza di basare le proprie opinioni su tematiche scientifiche sui dati dopo molti anni spesi come attivista, in cui il tempo veniva speso a quanto pare più per organizzare iniziative di protesta che non per documentarsi su ciò che la scienza dimostrava. Spinto dal volere affrontare gli scettici climatici, Lynas scopre la letteratura scientifica sugli OGM e deve prendere atto di essere stato parte di un processo di diffusione di dati contrari agli OGM che non avevano alcuna base scientifica: “Era il 3 gennaio 2013 e stavo andando sul podio dei relatori alla Oxford Farming Conference (…). Ero più nervoso del solito perché sapevo che stavo per attraversare il mio personale Rubicone, un passo irrevocabile a cui sono arrivato dopo anni di lavoro e da cui non sarei potuto tornare indietro. (…). . Ho impiegato il resto della mia presentazione cercando di spiegare come ho cambiato idea e a sottolineare la ragioni dei miei errori”.

“Signore e signori voglio iniziare con alcune scuse. Mi scuso per avere speso molti anni avversando le piante OGM. Sono inoltre dispiaciuto di avere aiutato ad avviare il movimento anti-OGM negli anni ’90 e di avere assistito alla demonizzazione di una opportunità tecnologica che avrebbe favorito la tutela dell’ambiente. Come ambientalista, così come tutti coloro che credono che ciascuno abbia diritto ad una dieta sana e nutriente, non avrei potuto scegliere una posizione più controproducente”.

Il percorso di Lynas è a mio avviso primariamente interessante non perché difenda gli OGM, ma perché rappresenta un eccellente invito a discutere di scienza partendo dai dati: “Sono sempre stato ambientalista e, in passato, mi sono opposto ai cibi geneticamente modificati. Anni fa ho anche preso parte ad azioni vandaliche contro coltivazioni sperimentali in Gran Bretagna. In seguito però ho cambiato idea. Dopo aver scritto due libri sulla scienza del cambiamento climatico ho deciso di non poter più sostenere una linea filo-scientifica sul riscaldamento globale e una anti-scientifica sugli OGM. Mi sono reso conto che su entrambi i temi si è seguito un livello di consenso scientifico equivalente: il cambiamento climatico è reale e i cibi geneticamente modificati sono sicuri. Non potevo difendere il parere unanime degli esperti su un problema e attaccarlo sull’altro”.

“La campagna anti-OGM ha privato il mondo di una innovazione cruciale che migliora la qualità della vita. Abbiamo convinto tanti paesi, ma molti allarmi erano falsi”.

Il libro dedica ampio spazio anche alla storia di Monsanto ed è interessante leggere che l’autore non dimentica che, sebbene il nome di questa multinazionale sia associata in modo ricorrente agli OGM,  tramite il marchio Seminis, Monsanto ha venduto per decenni sementi di alta qualità sia per agricoltori convenzionali che biologici non solo in Europa, ma anche nel resto del mondo. Recentemente Bayer ha acquistato Monsanto, fusione che avrà ricadute non solo sul numero di diversi fornitori/produttori di sementi e agrofarmaci a livello mondiale, ma anche sulle politiche di sviluppo in termini di ricerca. Bayer ha infatti annunciato che provvederà al ridimensionamento di parte del business dell’agricoltura digitale originariamente previsto da Monsanto e alla cessione di parte delle attività di agricoltura digitale a BASF.

L’ultima parte del libro affronta invece una tematica molto importante, legata al come condurre una più efficace discussione sugli OGM, aspetto su cui il percorso di Lynas può risultare interessante in quanto persona che ha investito tempo sia come attivista che come giornalista scientifico. Lynas appare molto scettico sul fatto che un approccio “didattico” (del tipo “caro oppositore agli OGM ti spiego dove sbagli”) possa realmente servire alla discussione e ritiene che si debba tenere in debita considerazione che le perplessità da alcuni manifestate contro gli OGM non abbiano basi tecniche, ma etiche. Lynas suggerisce quindi un cambio di approccio per cui “diamo ascolto a chi propone il ricorso agli OGM, ma ascoltiamo anche i vegani, i conservatori, gli agricoltori, gli scienziati, gli ambientalisti e chiunque altro stia lavorando per capire come possiamo proteggere il nostro pianeta per le future generazioni e per il resto dei viventi che ci circondano. Usiamo la scienza per quello strumento meraviglioso che è, ma rispettiamo anche le istanze morali e i sentimenti che nascono dalle intrusioni tecnologiche umane nella biosfera. Forse così potremo finalmente unire le forze per assicurarci che le innovazioni scientifiche, necessarie prima di tutto in agricoltura, siano criticamente valutate e messe in atto a difesa dell’ambiente e per migliorare anche la qualità della vita delle persone che abitano le regioni più povere del pianeta. Più di tutto, cerchiamo di non ripetere l’errore del passato. Abbiamo già perso 20 anni discutendo di una tecnologia che certamente avrebbe aiutato a livello globale a combattere la povertà e a rendere l’agricoltura più sostenibile. Non perdiamo altri 20 anni”.

“Cosa mangeremo domani? < scrive Jonathan Silvertown nel suo bellissimo libro “A cena con Darwin”>. È la domanda che si fa ogni giorno chiunque debba mettere del cibo in tavola. Se spingessimo lo sguardo molto più in là nel futuro però cosa vediamo? L’evoluzione del cibo sarà condizionata pesantemente da due problemi: la crescita della popolazione mondiale e i cambiamenti climatici globali. (…) La stessa agricoltura, nella sua forma attuale, amplifica i cambiamenti climatici perché è responsabile di una fetta significativa delle emissioni di gas serra. In futuro quindi non solo avremo più persone, ma dovremo anche farlo in modo sostenibile”.

Mark Lynas, alla fine del suo percorso, non ha dubbi, l’agricoltura moderna deve poter contare su tutti i possibili strumenti innovativi e l’ingegneria genetica è uno dei più efficaci e deve essere messa a disposizione degli agricoltori europei (e africani!), come già accade in molte altre nazioni: cerchiamo realmente di non perdere altri 20 anni!

(Mauro Mandrioli)

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