Nel corso degli ultimi anni un numero sempre maggiore di cittadini desideri avere parola ha manifestato la propria volontà di essere parte del dibattito sugli sviluppi delle applicazioni tecnologiche. Questa richiesta, che nasce dal legittimo desiderio di una maggiore democratizzazione del rapporto tra scienza e società, ha però portato talvolta a risultati che erano (e sono) in realtà la negazione stessa della scienza sia per quanto riguarda il metodo di procedere della scienza sia per quanto concerne il modo in cui la scienza procede. Come regolare quindi il difficile rapporto tra chi quotidianamente lavora nei laboratori di ricerca e chi vuole essere parte del processo di indirizzo della ricerca scientifica?
Questo tema è di grande attualità in diversi ambiti delle scienze della vita, tra cui anche nelle scienze agrarie dove l’idea di assicurare una gestione democratica della scienza ha portato ad esempio al bando degli OGM, sebbene non vi siano evidenze scientifiche relative alla loro pericolosità. Inoltre, come ben sottolineava Antonio Scalari sul sito Valigia Blu, l’interpretazione di ciò che la scienza realizza è mediata non solo dalle competenze delle singole persone ma anche dalle idee personali:
La posizione sugli organismi geneticamente modificati in agricoltura o il riscaldamento globale è di frequente influenzata dall’esperienza e dalle idee personali. Ci sono persone entusiasticamente “pro-Ogm” che diventano “scettiche” sul riscaldamento globale. D’altra parte, tra diverse associazioni ambientaliste, che riconoscono l’esistenza del riscaldamento globale e giustamente si battono per l’ambiente, si riscontrano ancora preconcetti nei confronti dell’uso di Ogm in agricoltura. Accade quindi che si accettino le evidenze scientifiche che non mettono in crisi la propria visione o che la sostengono e si rifiutino quelle che (magari anche a torto) si pensa che siano incompatibili con i propri valori. Si finisce per dividersi in campi avversi per contrapposizioni che sembrano non ricomponibili (ad esempio: “pro-Ogm” o “anti-Ogm”). Non è una regola, ma è un fenomeno che si osserva.
Per cercare di capire quali vie seguire per trovare un rapporto equilibrato tra democratizzazione della scienza e ricerca scientifica, l’Accademia Nazionale di Scienze, Lettere e Arti di Modena organizza una conferenza/dibattito dal titolo “Democrazia e competenza scientifica” in cui i relatori saranno il Prof. Michele De Luca (Professore Ordinario di Biochimica dell’Università di Modena e Reggio Emilia e Direttore del Centro di Medicina Rigenerativa “Stefano Ferrari”) e il Prof. Gladio Gemma (già Ordinario di Diritto Costituzionale presso l’Università di Modena e Reggio Emilia).
Come anticipato nella presentazione dell’evento:
L’incompetenza scientifica diffusa è sempre esistita. Oggidì si verifica però un fenomeno nuovo. L’incompetenza scientifica di larghi strati della società non solo si è tradotta in una svalutazione della scienza, ma ha anche avuto un impatto sulle istituzioni. Come provano i casi di terapie anticancro oppure staminali o di negazione dell’efficacia dei vaccini, soluzioni scientificamente fallaci, ma sorrette dagli umori popolari, che sono state recepite da organi parlamentari (nazionali o regionali) o da magistrati.
Tale fenomeno, culturalmente e socialmente negativo – soprattutto nel campo della medicina – impone riflessioni su un duplice piano.
Da un lato si pone il problema dei compiti degli scienziati. Più esattamente, se permane certo un ruolo di informazione tecnica da parte degli scienziati nei vari campi dello scibile scientifico, nondimeno sussiste l’interrogativo se, oltre allo svolgimento di detto ruolo, gli scienziati debbano assumere un ulteriore compito di difesa della dignità delle scienze (in generale) e della medicina (in particolare) ed un impegno civile in questa prospettiva.
Dall’altro lato, si pone l’interrogativo se sussista un rapporto di causa ed effetto fra la democrazia e la rilevanza dell’incompetenza scientifica. Più esattamente, ferma restando la preferibilità della democrazia in confronto con altri regimi, esiste il forte sospetto che la versione populista della democrazia, cioè la concezione iperdemocratica, favorisca l’impatto negativo dell’incompetenza scientifica sulle istituzioni.
La conferenza si terrà il giorno 11 aprile 2019 alle ore 16:30 presso la Sala dei Presidenti dell’Accademia.