Nei giorni scorsi ha ricevuto grande attenzione il fatto che l’attivista e ambientalista indiana Vandana Shiva è stata chiamata dal neo ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR), Lorenzo Fioramonti, a fare parte di un Consiglio scientifico sullo sviluppo sostenibile «per accompagnare il potenziamento di una didattica scolastica con una impronta ecologista».
Vorrei che la sostenibilità diventasse il fil rouge che caratterizza la didattica nelle scuole italiane” e per questo obiettivo, dice, “mi sono dotato di un consiglio scientifico sullo sviluppo sostenibile” di cui “ne fanno parte persone di spicco come Enrico Giovannini, Jeffrey Sachs e Vandana Shiva. (fonte AGI)
L’idea di favorire una didattica della sostenibilità è indubbiamente benvenuta, ma serve realmente il contributo di Vandana Shiva? In Italia ci sono moltissimi esperti di sostenibilità, molti dei quali insegnano in diversi corsi di laurea e conoscono bene anche la realtà scolastica italiana, oltre che quella agraria. Quali meriti ha Vandana Shiva su un piano scientifico per poter fare il consulente scientifico o didattico? Una risposta del ministro sarebbe interessante considerato il ricco “panzanario” di cui la Shiva è in realtà portatrice.
Anche la Federazione Italiana Scienze della Vita (FISV), che unisce quattordici società scientifiche italiane e rappresenta oltre settemila ricercatori, ha in questi giorni sottolineato il fatto che l’attivista indiana Vandana Shiva non è una biologa vegetale, nè tanto meno una scienziata, avendo conseguito un dottorato di ricerca in filosofia alla University of Western Ontario (Canada) con una tesi (in realtà oggetto di molte discussioni) sulle implicazioni filosofiche della meccanica quantistica.
La perseveranza di una persona tanto affezionata alla vita dell’uomo, degli animali e delle specie vegetali, a cui ha dedicato la propria esistenza, è ammirevole. Tuttavia, le decisioni in materia politica, data anche la delicatezza del principio di sostenibilità e delle nozioni e concetti scientifici che vi sono dietro, vanno certamente studiate da chi ha i titoli per farlo, e non semplicemente la voce e il carisma.
Auspichiamo un confronto, sereno e su basi scientifiche, per quanto riguarda il tema della sostenibilità che FISV studia e sostiene, grazie ai propri ricercatori, disponibili a mettere in campo le proprie competenze.
Firmato,
Federazione Italiana Scienze della Vita (fonte: agricoltura.it)
La reazione della FISV è sicuramente benvenuta, ma mi sarei aspettato una risposta ancora più decisa, considerato che, come ben scrive Elio Truzzolillo su Next, questa è l’ennesima dimostrazione che la politica italiana odia la scienza e non ha fiducia negli scienziati italiani.
Ma nel paese che odia la scienza è ancora una star, nel paese in cui non isolati cialtroni ma rispettati intellettuali, giornalisti e politici hanno di volta in volta sostenuto le ragioni dei novax, del metodo Di Bella, dei negazionisti di Xylella, del metodo Stamina, della bio dinamica e persino del finto allunaggio (opinione rispettabile per il Fatto Quotidiano), Vandana ha una riserva di popolarità non intaccata. Nel paese che odia la scienza, in fondo, è anche giusto che il ministero dell’istruzione (cioè il ministero nel lungo periodo più strategico per la nostra crescita economica e culturale) si affidi a Vandana Shiva per revisionare la nostra didattica. È naturale che avvenga. Questo perché Fioramonti è lo specchio della nostra politica, la politica è lo specchio del nostro paese e il nostro paese, appunto, odia la scienza. (Elio Truzzolillo, Next)
Non capisco che bisogno ci sia di chiamare Vandana Shiva a far parte di un Consiglio scientifico sullo sviluppo sostenibile «per accompagnare il potenziamento di una didattica scolastica con una impronta ecologista», dato che ella non ha nessuna reale e comprovata competenza tecnico-scientifica, quanto meno nell’ambito dell’agricoltura.
Penso quindi che questa scelta rappresenti un duplice errore: primo, un Consiglio scientifico dovrebbe essere rigorosamente composto esclusivamente da scienziati e professionisti del settore, altrimenti si genera, peraltro, anche una contraddizione nei termini perché esso non può più essere definito Consiglio scientifico; secondo, credo che la peggior formazione/informazione che si possa dare a dei ragazzi in età scolastica sia quella che preclude ad essi lo sviluppo di un senso critico.
Mi auguro che la neo Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca torni sui suoi passi, agendo responsabilmente per costituire un Consiglio composto da esperti dell’agricoltura sostenibile, scelti tra quelli in possesso di un reale curriculum tecnico scientifico.
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Sono assolutamente d’accordo e aggiungerei anche che il contributo richiesto alla Shiva sarebbe per l’implementazione didattica del tema della sostenibilità. Tema importantissimo ma di cui la Shiva ha una visione inapplicabile, antiquato e anti-scienza
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