“Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita, e per vedere se non fossi capace di imparare quanto essa aveva da insegnarmi” scriveva Thoreau in “Walden. Vita nel bosco” poco più di 150 anni fa. Cosa possono insegnarci oggi i boschi e la biodiversità che ospitano? Una risposta decisamente originale viene da “La via del bosco” (edito da Iperborea), libro in cui l’antropologa malese (trapiantata a Oslo per amore) Long Litt Woon ci invita a “rinascere” riscoprendo l’amore per la natura e per noi stessi.
Appassionatasi ai funghi letteralmente per caso dopo la morte del marito, Long Litt Woon invita il lettore a osservare i funghi non solo per capire la biologia di quello che è un ingrediente molto amato in numerose ricette culinarie, ma anche perché così facendo il bosco “diventa un’esperienza nuova, quando la si percorre equipaggiati di nuove conoscenze”. Dopo aver letto il libro all’improvviso inizierete realmente a vedere funghi dappertutto, funghi che prima sarebbero passati inosservati perché si confondevano con l’ambiente. Conoscere (e riconoscere) i funghi diventa inoltre una occasione per guardare alla natura nel suo complesso, scoprendo a quali alberi sono associate le diverse specie fungine, dato che molte di esse hanno evoluto vere e proprie simbiosi con specifiche piante. Se cercate un porcino, ci ricorda l’autrice, dovete andare in abetaie, pinete, betulleti o querceti, così come è utile cercare informazioni relative all’età del bosco, alla composizione del suolo e alla sua topografia per avere più chances di trovarli.
“La via del bosco” è una vera e propria introduzione alla micologia, il cui testo è arricchito da numerose tavole che mostrano la morfologia dei funghi più comuni o più pericolosi. L’invito dell’Autrice è di imparare a godere sia dei funghi raccolti (limitandosi a quelli mangerecci) quanto della conoscenza che deriverà dal riconoscere autonomamente quelli tossici/velenosi tra le centinaia di migliaia di specie fungine che esistono in natura. Serve infatti ricordare che, sebbene le specie altamente tossiche siano pochissime, alcune producono amatossina, una tossina, tipica di fungi quali la celebre Amanita phalloides, in grado di arrecare gravi danni al fegato e non solo.
Long Litt Woon affronta anche il tema, generalmente non trattato nei libri di micologia, delle specie fungine con proprietà psicoattive. Sono note a oggi duecento specie che contengono psilocina e psilocibina, molecole che per struttura e azione ricordano l’LSD. Sebbene questa proprietà sia spesso associata a funghi esotici, anche in Italia ci sono circa 20 specie (appartenenti ai generi Psilocybe, lnocybe, Pluteus e Panaeolus) che possiamo considerare “allucinogene”.
“La via del bosco” è però anche la narrazione di un percorso personale che inizia dal lutto dell’autrice per la morte del marito: “man mano che l’universo dei funghi si schiudeva davanti a me, mi rendevo conto che la via del ritorno alla vita era più semplice di quanto credessi”. Cercare funghi può essere un modo per avere tempo per cercare se stessi, ci suggerisce l’Autrice.
“Leggere un libro è come fare una passeggiata in una terra sconosciuta” <scrive Long Litt Woon> e per chi come me ha sempre osservato i funghi con una discreta superficialità, “La via del bosco” cambierà il modo di vedere i boschi e il mondo che ci circonda in città. Vi accorgerete che i funghi sono nascosti… in piena vista… in molti parchi, giardini e aiuole.
Per chi poi coglierà l’invito di Long Litt Woon la ricerca dei funghi sarà una occasione per osservare la natura e la relazione tra i viventi con quella stessa attenzione, con quello stesso dettaglio, con cui guardiamo le persone con cui viviamo, per capire quanto essa ha da insegnarci: “Vai nel bosco più vicino. Quando vi incontrerete, tu e il bosco, prova a dimenticare il tran-tran quotidiano e a sentire il ritmo e la frequenza di quel mondo. Fallo diventare parte di te. A quel punto avrai trovato la pace (…)”. I funghi possono quindi essere un buon pretesto per concedersi una camminata tra gli alberi e scoprire che farlo può avere effetti benefici non solo per il nostro corpo, ma anche per l’anima e la mente.
“Un intero libro dedicato ai funghi può interessare solo a micologi in erba” starete sicuramente pensando. Io stesso non pensavo, sinceramente, che il libro sarebbe riuscito ad appassionarmi dato che tratta un mondo decisamente lontano dai miei soliti interessi. In realtà “La via del bosco” è in grado di catturare completamente il lettore giocando sul doppio binario della narrazione personale e micologica, portando il lettore a iniziare una sorta di percorso multisensoriale, in cui ciascun fungo avrà non solo una propria specifica forma, ma anche caratteristiche peculiari di consistenza, profumo e applicazione, oltre che una storia, spesso molto lunga, nelle cucine di tutti i paesi.
Un commento Aggiungi il tuo