La rivista MIT Technology Review ha pubblicato l’articolo dal titolo “He put QR-coded wristbands on each of the chickens”, che contiene una intervista alla giornalista, regista e artista Xiaowei Wang.
Wang ha da pochi mesi pubblicato il libro intitolato Blockchain Chicken Farm, in cui esplora gli effetti delle innovazioni tecnologiche messe in atto in Cina in numerose filiere agroalimentari per mostrarne da un lato le potenzialità e dall’altro per cercare di dare una spiegazione alle numerose paure che ogni innovazione porta sempre con sé, tanto più quando le innovazioni nascono in nazioni culturalmente molto differenti rispetto a quelle in cui potrebbero essere applicate.
L’articolo è molto interessante perché la Cina rappresenta da un lato un mercato molto importante per le aziende occidentali attive nell’agritech e dall’altro è una nazione con una “dimensione” diversa dell’agricoltura rispetto a quella che noi conosciamo. In Cina oltre il 25% degli abitanti è attualmente occupato nell’agricoltura, contro il 4% medio di occupati nello steso settore in Europa e il 2% scarso degli USA (dato per altro in continuo calo come spiegato anche qui). Inoltre, le crisi alimentari in Cina non sono oggetto dei libri di storia, ma sono ancora ben impresse nella memoria di molti Cinesi, dato che in alcune aree rurali erano ancora ben presenti negli anni ’80 del secolo scorso. Serve infine tenere conto del fatto che la Cina ha circa un quarto della popolazione mondiale, ma solo il 5% della terra coltivabile.
For many older Chinese, the idea of going into a supermarket and buying whatever you want is still kind of incredible.
Con la crescita della popolazione aumenteranno i consumi di cibo: +2,4% il trend del riso e +11,8% per il grano. Trascinati dall’aumento delle produzioni zootecniche saliranno anche i consumi interni di mais (+18,7%) e soia (+14,5%), carburante proteico per il bestiame e, allo stesso tempo, dei consumi totali di carne (+20,7%), pollame (+8,9%), latticini (+39,5%) e prodotti pescati (+9,8%). Inoltre, i problemi legati alla sicurezza alimentare sono divenuti sempre più ricorrenti e l’inquinamento agricolo è sempre più diffuso tanto da riguardare ormai quasi la metà delle aree coltivate. L’introduzione di innovazioni può essere un modo celere per aumentare la sostenibilità e la sicurezza delle produzioni alimentari cinesi.
La Cina è, inoltre, una nazione in cui da un lato esistono moltissime aree coltivate con approcci tradizionali accanto ad aziende decisamente high tech e dall’altro è attiva da anni una iniziativa nazionale denominata “Nuova Rigenerazione Rurale” che mira a favorire (in modo più o meno forzato) il processo di innovazione in agricoltura per fronteggiare sia la crescita demografica che potenziali problemi occupazioni (e non solo) nelle città. In Cina a partire dagli anni ’90 la popolazione rurale è, infatti, diminuita e invecchiata, per cui l’introduzione di innovazioni in agricoltura vuole essere anche un modo per rendere più attrattiva l’occupazione in ambito agricolo così da ridurre l’entità del trasferimento di persone verso le città.
“In China there’s still a huge population doing smallholder farms, and physically working the land. That’s changing, but I wanted to understand how this pretty traditional scene was meeting high tech.”
Il governo cinese si propone quindi di insegnare agli agricoltori un’agricoltura moderna, che usa sì i prodotti dell’agrochimica, ma in un approccio integrato con tecniche agronomiche innovative. Per questo aziende come Huawei investiranno anche nella copertura delle zone rurali con la rete 5G.
La disponibilità di infrastrutture innovative ha spinto da subito molti agricoltori cinesi ad accelerare l’introduzione di tecnologie digitali nei campi agricoli. Non a caso XAG, un’azienda cinese che da anni produce velivoli ad hoc per l’agricoltura di precisione, ha venduto nei primi due mesi del 2020, oltre 4mila esemplari di droni dedicati all’agricoltura.